domenica 10 marzo 2019

Annamaria Apicella - Veli al vento - recensione di Mariano Ciarletta.



Il messaggio che la sensibile poetessa cavese, Annamaria Apicella, affida al suo libro si ispira ad una visione non nichilista, ma certamente pessimistica, di un pessimismo esistenziale che solo alla fine apre spiragli di speranza. La viandante “apicelliana” percorre il sentiero della vita immersa in un’atmosfera di sogno[1].
Condivisibili in pieno le parole di Agnello Baldi che, nella prefazione alla raccolta della poetessa Annamaria Apicella, traccia in vari punti un identikit e un racconto del percorso che la viandante apicelliana compie nel “susseguirsi d’inchiostro”. Il tracciato scelto da Annamaria è reso chiaro dalla sua poesia, compagna indelebile e, a quanto leggiamo, forse sfrontata; è lei, infatti, a spingere la poetessa a tornare verso sogni/ricordi lontani, in un qualsiasi momento della vita, senza chiedere alcun permesso: E mentre un bimbo/ attraversa la mia vita/rincorro ancora/sogni lontani. Ed ecco che il sogno/ricordo provoca un connubio di dolore-stupore e invade la mente della nostra viandante: E il ricordo cattura/squarciando il senso della mia vita. Il ricordo è dunque il filo rosso conduttore che, accanto alla presa di realtà, la reale consistenza dell’essere, dell’esserci e dell’osservare, caratterizza la silloge: Affusolata/su panca scomoda/Tra mani corrose dal tempo/ preci antiche. E ancora: Mangio bevo/ sequenze di frammenti/di secondi susseguimenti/ a catastrofi interiori. Ciò che emerge con chiarezza è il fatto che Annamaria Apicella nei suoi versi semplici e brevi sia padrona di una preziosa verità-nozione di vita che spesso dimentichiamo. Dall’alto del suo vissuto emerge in un silenzio fragoroso la caducità dell’uomo, tanto inevitabile quanto palpabile. Il tempo è poi l’artefice di tutto il resto, esso scorre, depone e determina scomparse: Ombre suoni/ disegnano/sagome/di uomini/scomparsi/nel tempo. E ancora: Pietre che/raccontano/ giorni antichi. In questo procedere nel tempo, dal passato al presente, forte è la domanda che la poetessa pone alla vita e all’uomo riguardo la capacità del sentire – sentirsi: Passanti frettolosi/incarcerati/da computer impazziti/Anime e animi/camminano/senza essere/catturati. Veli al vento è dunque una silloge che, grazie all’osservazione meticolosa dell’Apicella, prende vita e interagisce con il tempo, con i ricordi, con i silenzi e con l’uomo ponendosi e ponendo al lettore uno dei quesiti odierni più importanti: la ricerca dell’umanità e dello stare nel tempo non come macchine ma come custodi di ricordi.

Recensione di Mariano Ciarletta


Luci ombre
ombre luci
soffio di vita.

Quando gli occhi vedono
assaporo sottile alito
di vento
sul mio volto
solcato da rughe
di donna in cammino.

E attendo
che un bacio lontano
soffermi la sua orma
sulla fronte rigata
di una donna in cammino.


Annamaria Apicella, Veli al vento, i libridellaleda, Angri (SA) 2014.






[1] Agnello baldi, La voce sofferta di una donna in cammino, in “Veli al vento” di Annamaria Apicella, Angri (SA) 2014, p.5.