Ho
avuto il privilegio di leggere in anteprima alcune poesie, tratte dalla
raccolta ancora inedita, di Maria Pia dell’Omo corpo di dolore. Il titolo è un preludio di ciò che andremo a
leggere e ci svela, senza troppe premesse, il filo conduttore che, verso dopo
verso e pagina dopo pagina, farà da guida per tutta la raccolta. Quello di
Maria Pia dell’Omo non è un dolore affine a ciò che spesso si legge in
numerose sillogi: non si parla infatti di amori infranti, incomprensioni, notti
trascorse a scrivere pur di testimoniare un’insoddisfazione dell’anima. No,
nelle poesie della dell’Omo emerge una sofferenza quotidiana e fisica tessuta
di giorno e resa ancor più viva dalla notte, un cimentarsi nella prova a 360
gradi che non lascia spazio a una potenziale quiete e a cui neanche le parole e
le grida possono essere testimoni sufficienti, talvolta adatte: Di questo mio
male raro/ ho nascosto le parole/ negli occhi straziati/ dalla nuvola/ di
pianto. Ed ecco che, improvvisamente, la dell’Omo desidera spogliarsi, forse
diventare un tutt’uno con la natura pur di perdere almeno un grammo, un
fardello del suo dolore: nuda, su una prateria/ ero pronta allo scortico/ dei
sassolini, della terra secca/ delle radici aride./ Giacevo, nuda, pronta/ a
custodirmi il cielo negli occhi/ il suo azzurro/ prima di irrigare la terra di
pianto/. Forte è dunque il senso della battaglia al dolore a cui anche la
natura sembra essere per certi versi indifferente, quasi spettatrice e poi
finalmente giunge il pianto liberatore che, pulsante, si configura come unico
sfogo per poter sopravvivere al martellare quotidiano. La sofferenza è così
reale da averla privata anche di alcune parti del suo corpo e a cui la stessa
poetessa ha reagito sempre con scudo e lancia, combattendo e adattandosi: Mi
mancano i miei capelli/ Cioè mi piaccio anche da maschio/ è che non l’ho scelto
io/ Erano mossi, disordinati e vaporosi/ e a me piacevano così. Non vi nascondo
che leggendo questi versi ho provato una forte commozione e ho capito come, a
volte, essere poeti non è una scelta bensì il frutto di una battaglia che solo
alcune spalle possono sorreggere e la dell’Omo ne è la prova.
Recensione di Mariano Ciarletta
Di questo mio male raro
ho nascosto le parole
negli occhi straziati
dalla nuvola
di pianto.
Fa solo ombra - dicevo - ma dietro
c'è il sole - m'ingannavo
Nuda, su una prateria
ero pronta allo scortico
dei sassolini, della terra secca,
delle radici aride.
Giacevo, nuda, pronta
a custodirmi il cielo negli occhi
- il suo azzurro -
prima di irrigare la terra di pianto.
Maria Pia dell'Olmo - poesia tratta da Corpo di dolore.