La poesia di Daniel Skatar, scrittore
di versi e pluringuista, nasce dall’esigenza di selezionare la realtà, spesso
con occhio tagliente e cinico, per restituirla poi al proprio mondo come un
corpo alieno, come un messaggio venuto dall’interno per rendere il futuro più
intellegibile.
Dall’estratto sopra riportato, facente parte
della prefazione alla silloge Collezione
di Dischi voltanti, curata dal poeta Antonio
Bux, ci appare chiaro come la poesia di Daniel
Skatar sia tutt’altro che semplice. Sfogliando la raccolta, assaporandola
verso dopo verso, ci si accorge, infatti, dell’intensità che ne
contraddistingue i versi, liberi, certo, ma allo stesso tempo, come sostiene il
Bux, mossi “geograficamente” per una
sorta di collocazione “sistematica”. Così, la poesia dello Skatar, inizia con la metafora dell’incontrarsi in cui,
inevitabilmente, vi è un primo richiamo proprio a quei versi che egli tanto dispone
con cura sul foglio bianco. Si potrebbe quasi percepire la “vuotezza” dell’incontro,
una sorta di incompiutezza su cui si regge
il paragone di “righe svuotate” di lettere bagnate di arcobaleno e, in fondo,
vien da chiederci: “cosa sono delle righe senza lettere? Il nulla o il tutto – assoluto,
in attesa che l’inchiostro le renda mondo - percorso di vita. Un binomio dunque
contrastante, un’antitesi marcata che ha, però, del meraviglioso: incontrarti/è
come uno di quegli istanti di cui pentirsi/ righe,/svuotate di lettere,/bagnate
di arcobaleno,/un abbraccio nudo, svestito di parole/. Preziosa è anche la
riflessione che porta con sé la poesia Senno
riguardo il peso delle parole, la loro congiunzione ai fatti che può rivelarsi
cosa tanto determinante, quanto stupida: siamo tutti figli di uno stesso
principio/ perché la stupidità in fondo è solo/ una questione di parole, /oltre
che di fatti/. I versi di Daniel Skatar incontrano
poi l’esigenza della libertà, forte è infatti il tema presentato nella poesia parlarci quand’è buio in cui la sapienza
del poeta prende forma nella capacità descrittiva; egli dipinge, quasi a mo’ di
ritrattista, una silenziosa seppur dolente Slovacchia: pace senza giustizia/respiro
la tua oscurità/. Proseguendo poi con la sete
dei secoli, in cui il poeta si presenta come una terra arida su cui,
improvvisamente, il cielo svuota il secchio tanto atteso o forse inaspettato? –
Il cielo svuota il secchio riversandoci/ addosso pesanti nubi cariche di versi.
La poesia dello Skatar è dunque una poesia d’osservazione. Il poeta, in questo
caso, non chiede di fare versi, non chiede di tramutare la realtà in scritto,
ma è la realtà stessa ad imporsi e a tramutarsi in vissuto d’inchiostro ed ecco
che, a questo punto, si arriva alle poesie più intime dell’autore: l’ufficio, la carta celeste, tuffo dal
palco, calcolo mentale, fino alla stupenda tavolata di amici nell’aldilà: l’autista ci porta in un luogo
bellissimo/credo che non sia più sveglio per cause naturali.
Recensione di Mariano Ciarletta
Tavolata di amici nell'aldilà
L'autista ci porta in un luogo bellissimo/credo
che non sia più sveglio per cause naturali
Daniel Skatar, Collezione di dischi volanti, Rp Libri, febbraio 2019.
Mariano, grazie per l'accoglienza e le tue porteparole aperte di visioni e cielo. skatar
RispondiEliminaCaro Daniel,
Eliminaè stato per me un onore recensire la tua bella raccolta e sarò felice di leggere altre tue poesie.
Ti rinnovo i miei saluti,
con affetto,
Mariano Ciarletta.